शिवरात्रि (śivarātri)
La "notte di Śiva" è una festa religiosa hindū che si tiene in onore del dio Śiva nella quattordicesima notte di luna nuova.
Un gruppo di saggi praticava l’ascesi senza aver veramente capito la natura di Śiva. Fu così che quest’ultimo apparve loro sotto forma di uno yogin ripugnante e sedusse le loro mogli nelle foreste di pini. Furibondi, gli asceti decisero di evirarlo, ma quando il suo liṅga cadde a terra l’universo fu inghiottito dalle tenebre. Disperati, gli asceti si resero conto del misfatto compiuto e pregarono Śiva di restituire la luce al mondo. Quest’ultimo, benignamente, acconsentì. Tuttavia stabilì che da quel momento in avanti i suoi devoti lo avrebbero dovuto adorare, appunto, nella forma del liṅga.
Si tenga presente che il liṅga è uno fra i simboli più importanti e complessi del panorama spirituale hindū. Letteralmente significa “segno”, “traccia”, “simbolo” e, sovente, si riferisce all’organo sessuale maschile. Il liṅga, come si diceva, è considerato il simbolo aniconico del dio Śiva, ivi rispecchiandone la natura ambigua e complessa. Il liṅga è sempre eretto perché perennemente “gonfio” di potere creativo: Śiva, infatti, non disperde mai il proprio seme, ma lo trattiene.
Cfr. Diego Manzi, Incanto, le divinità dell’India, Ed. Le Lettere.
La lettura del mito, con la caduta nel buio e il ritorno alla luce, gli elementi sessuali legati ai rituali riproduttivi del tempo primaverile, ci rende comprensibile la relazione con l’equinozio e con i cicli naturali, la conoscenza dei quali era, in una società contadina condizionata dalla scarsità delle risorse, condizione per la sopravvivenza fisica ancor prima che spirituale.
Poi viene anche il resto.
Primum vivere deinde philosophari.
Cosa ci serve questo? Per cominciare a comprendere, e non dimenticare mai, la natura originariamente materiale e squisitamente fisica delle nostre pratiche.
(Alfieri)