lunedì 25 dicembre 2017

Stati di agitazione

Sulla pretesa tutta occidentale di voler associare lo Yoga (ahimè parola abusata) alla tranquillità, alla non tensione, al benessere a tutti i costi, Eric Baret restituisce con chiarezza il suo pensiero: "Rendersi conto della propria pretesa, chiaramente, senza voler eliminare la pretesa. Quando non ho la pretesa di essere tranquillo, quando sono disponibile all’agitazione, al desiderio, alla paura, alla pretesa, questi stati non costringono più. 

Detto altrimenti: voi sentite l’agitazione, ma non siete più agitati.

Un po’ come durante il lavoro corporeo: posso sentire la tensione nel corpo, ma non sono teso. Sento la tensione nel mio ginocchio, nel mio bacino: non sono teso, la tensione è in me.
Voi sentite l’agitazione, vi familiarizzate con la disponibilità all’agitazione. Vedrete che ad un certo momento sentirete l’agitazione e sarete totalmente tranquilli. Allora, l’agitazione si vuota.

Asana

Ogni postura che noi eseguiamo ha sempre un risvolto fisico, energetico, psicologico ed emozionale; questo è l’approccio che dovremmo avere nella postura e sono tutti aspetti che dovremmo indagare volta per volta. Succedono un sacco di cose durante un' Asana( il nome sanscrito delle posture)  e se davvero qualcuno riuscisse ad indagare tutti questi aspetti in maniera totale potrebbe già considerarsi un “essere superiore”. Ognuno di noi ha una macchina (il corpo) che può alcune cose e altre meno. La pratica delle Asana serve, tra le tante cose, ad ampliare la quantità di cose che possiamo far fare a questa macchina in maniera consapevole e prendere conoscenza di alcune cose che avvengono in maniera involontaria.